sabato 20 dicembre 2008

IL PRESEPIO Dl GRECCIO

CAPITOLO XXX26122006087

466 84. La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l'impegno, con tutto lo slancio dell'anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo.

467 Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l'umiltà dell'Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.

468 A questo proposito è degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore.

C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

469 85. E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.

Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.

Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

470 86. Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava "il Bambino di Betlemme", e quel nome "Betlemme" lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva "Bambino di Betlemme" o "Gesù", passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Immagine-1 050 Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.

471 87. Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse nella sua misericordia giumenti e altri animali. E davvero è avvenuto che in quella regione, giumenti e altri animali, colpiti da diverse malattie, mangiando di quel fieno furono da esse liberati. Anzi, anche alcune donne che, durante un parto faticoso e doloroso, si posero addosso un poco di quel fieno, hanno felicemente partorito. Alla stessa maniera numerosi uomini e donne hanno ritrovato la salute.

Oggi quel luogo è stato consacrato al Signore, e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinché là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima e santificazione del corpo, la carne dell'Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi. Egli con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna eternamente glorificato nei secoli dei secoli. Amen.[...]

venerdì 12 dicembre 2008

8 dicembre, festa dell’Immacolata

“Ave, signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria” (F.F 259)

Grande era la devozione di Francesco alla nostra Madonna, alla quale affidò in modo particolare l’Ordine.

“Francesco circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere. Ma ciò che maggiormente riempie di gioia, la costituì Avvocata dell’Ordine e pose sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine.

Orsù, Avvocata dei poveri! Adempi verso il tuo ufficio di Protettrice fino al tempo stabilito dal Padre. (F.F786).

Anche nella nostra Chiesa dedicata a Francesco è sempre stata molto viva la devozione a Maria. D'altra parte nella famiglia francescana è sempre stato vivissimo l'amore a Maria, contemplata nella sua "innocenza" donatale da Dio. Pensiamo per esempio a san Massimiliano Kolbe. Nella cappella di destra, dove sono stati restaurati recentemente i dipinti di S. Paolo, S. Pietro e i quattro Evangelisti, si trova una statua dell'Immacolata che il caro p. Giacomo Lanteri aveva fatto ripulire, collocando anche ai piedi della statua lo stemma francescano. Questo era stato ritrovato per caso nel boschetto del convento, accanto al berseau che i terziari stavano ristrutturando. Durante le feste dedicate a Maria, i fedeli e i francescani tutti presenti in valle, si sono sempre ritrovati all’altare di Maria per celebrare le lodi, il rosario a Maria Vergine e Madre, rispondendo all’invito di Francesco di amare con indicibile amore la Madre di nostro fratello Gesù e di sentire la sua materna protezione.

lunedì 8 dicembre 2008

silenzio e preghiera

Se prendiamo come nostra guida il più antico libro di preghiera, il libro dei Salmi, notiamo due principali forme di preghiera. Uno è un lamento, un grido di aiuto. L’altro è di ringraziamento e lode a Dio. Ad un livello più nascosto c’è un terzo tipo di preghiera, senza domande o più esplicite espressioni di lode. Nel Salmo 131, ad esempio, non c’è altro che tranquillità e fiducia: “Io sono tranquillo e sereno … spera nel Signore, ora e sempre.”

A volte la preghiera diventa silenziosa. Una tranquilla comunione con Dio si può trovare senza parole. “Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre” Come un bambino soddisfatto che ha smesso di piangere ed è nelle braccia della madre, così può “stare la mia anima” in presenza di Dio. La preghiera allora non ha bisogno di parole, forse neppure di pensieri.

Rimanendo nel silenzio, confidiamo e speriamo in Dio. Un salmo ci suggerisce che il silenzio è perfino una forma di lode. Siamo soliti leggere all’inizio del Salmo 65: “A te si deve lode, o Dio”. Questa traduzione segue il testo greco, ma effettivamente il testo ebraico dice: “Il silenzio è lode a te, o Dio”. Quando le parole ed i pensieri si fermano, Dio è lodato in un silenzio di stupore e ammirazione.

ecco alcune proposte che partono dal convento di Susa e arrivano a tutti voi: il sabato del silenzio!

sabato 13 dicembre 2008

Il luogo sarà il Centro Beato Rosaz, via Madonna delle grazie, 4 Susa

E' possibile arrivare al Centro già alla sera del venerdì

mercoledì 1 ottobre 2008

... era il 3 Ottobre 1226

ciao
questo blog tace da troppo tempo...tutti in ansia per le sorti del convento di Susa, tutti a sperare, a pregare, così questo blog è rimasto sospeso come in a
ttesa...ma non ci siamo dimenticati di voi...tanto meno delle attività che la realtà di Susa può proporre e ... proporrà!

venerdì 3 ottobre
presso il convento San Francesco in Susa verrà celebrato dalle ore 17.30 il "transito di San Francesco" insieme a Padre Mario.

sabato 4 ottobre

Per la festa di S. Francesco di Assisi ecco il programma:


9,00 ACCOGLIENZA al Centro Beato Rosaz

9,30 PREGHIERA nella Chiesa di S. Francesco

10,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA nella Chiesa di S. Francesco

11,00 ADORAZIONE EUCARISTICA presso la Cappella B. Rosaz

12,15 PREGHIERA MARIANA DELL'ANGELUS

12,30 PRANZO presso Centro B. Rosaz

15,00 presso la chiesa e il convento di san Francesco avrà luogo il Convegno"S. Francesco Ritrovato"


Siete tutti invitati a partecipare per vivere insieme questa festa
vi aspettiamo!
gli amici di San Francesco

Transito

Dal palazzo del Vescovo di Assisi, dove allora dimorava, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola; voleva rendere a Dio lo Spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia. A metà strada, all’ospedale di San Salvatore, cecuziente com’era, si fece voltare sulla barella con la faccia verso Assisi e sollevandosi un poco, benedisse la sua città. Giunto alla Porziuncola si fece deporre sulla terra nuda, nascondendo con la mano sinistra la piaga sul costato e di lì spogliato dalle vesti di sacco, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, Disse ai fratelli:”io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro”. Voleva essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce. E verace imitatore di Cristo suo Dio in tutto, amò fino alla fine tutti i fratelli e figli, che aveva amato fin dal principio. Fece adunare tutti i fratelli presenti nel luogo e li esortò con affetto di padre all’amore di Dio. Parlò a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Tutti i fratelli gli stavano intorno; egli stese sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedisse presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare. Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua”. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore. E perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode. Le correva dietro incontro, invitandola: “Ben venga mia sorella morte!”Diceva ai fratelli:” Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada. E come gli fù possibile proruppe in quel salmo:”con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore”.Lo disse fino al versetto finale:”Strappa dal carcere la mia vita, perchè io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia”.Giunse infine la sua ora ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio. Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo,resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226,di Sabato. A laude di Cristo. Amen

mercoledì 21 maggio 2008

Camminare piano verso una fontana!

Arrivare alla fine del mese di maggio è sempre una corsa!! ...Esami, lavoro, prime Comunioni, Cresime, chiusure di certe attività prima delle vacanze estive, verifiche, compiti, maturità che non tarderà ad arrivare, università... Per dirla in una parola: SIAMO STANCHI E STRESSATI!!!

“Buongiorno!” disse il piccolo Principe.
“Buongiorno!” disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
“Perché vendi questa roba?” disse il piccolo Principe.
“E’ una grossa economia di tempo”disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana”.
“E che cosa se ne fa di questi 53 minuti?”
“Se ne fa quello che si vuole...”
“Io - disse il Piccolo Principe - se avessi 53 minuti da spendere, camminerei pian piano verso una fontana...”. (Saint-Exupéry).

Di quale "FONTANA" si tratta?....
Di Cristo Gesù che è l’unico che disseta l’uomo, qualsiasi uomo nelle sue tante attività: "Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: 'Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno'. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato" (Giovanni 7, 37-39).

mercoledì 30 aprile 2008

Il convento: quello che l'architettura ci svela

Ci siamo stati tante volte, il convento ci ha accolti, ci ha visto passare e ripassare, abbiamo passeggiato nei chiostri nei bei pomeriggi assolati, molti particolari architettonici del convento ci hanno da sempre colpito e affascinato. Ecco una breve scheda, per i più curiosi!

Secondo un’antica tradizione la chiesa di San Francesco a Susa fu fondata in seguito al passaggio dello stesso santo diretto in Francia nel 1213 o 1214. È certamente una data poco attendibile per la fondazione della chiesa e del convento, risalente a circa la metà del XIII secolo. La facciata a salienti (ossia con il profilo che segna l’altezza delle navate interne) e tripartita da lesene (pilastri che sporgono dal muro) è abbastanza atipica in Piemonte, dove si predilige la facciata liscia e a capanna, e di probabile ascendenza francese.

Un altro elemento caratteristico è la ghimberga, il frontone a forma triangolare che ingloba il portale, primo esempio piemontese e antecedente ad alcuni famosi portali gotici del Piemonte. Secondo la tradizione la chiesa in origine non presentava un livello ribassato rispetto al suolo circostante: questo dislivello viene attribuito alle frequenti inondazioni del fiume Gelassa. L’interno presenta una pianta a tre navate con transetto, ora chiuso per ricavarne due cappelle e l’abside poligonale eretto probabilmente in un secondo tempo, tra la fine del Duecento e i primi anni del Trecento sotto un probabile influsso del gotico francese. La decorazione interna della chiesa risale ai restauri degli anni 1880-87 eseguiti da Arborio Mella. Dello stesso periodo sono gli arredi, tipici del gusto neogotico di fine ‘800. I due chiostri adiacenti alla chiesa sono di epoca diversa e testimoniano rimaneggiamenti anche profondi di epoche successive.
Durante la soppressione napoleonica vennero utilizzati come abitazioni e per usi agricoli. Ripresa la vita del convento alla fine del secolo, riacquistarono la fisionomia claustrale con i lavori di riadattamento compiuti tra il 1927 e il ‘31.

Il chiostro meridionale, più antico, presenta un loggiato al secondo piano detto “loggia di frate Elia”, a grandi aperture architravate inframezzate da semplici pilastri quadrangolari. Il porticato al piano terreno, denominato di Sant'Antonio, è suddiviso in campate con volte a crociera di fattura settecentesca. Sulle lunette sono visibili alcuni affreschi rappresentanti la vita di San Antonio. Scendendo alcuni scalini si giunge al chiostro denominato di S. Francesco (sulle pareti sono dipinte ad affresco scene di vita del Santo).

Sotto il porticato sono conservati alcuni frammenti architettonici: un frammento di balaustra in pietra del XIV secolo, alcuni frammenti di lapidi in marmo, pietra o terra cotta del XIII secolo, un bel frammento di paliotto settecentesco in stucco a intarsi policromi. Interessante è anche il Cristo Crocifisso, in legno scolpito, della fine del XV secolo. Sul lato occidentale sono state murate due finestre quattrocentesche ad arco acuto in cotto, già appartanenti ad un fabbricato annesso al convento, tradizionalmente denominato “torre di Beatrice”. Sono composte da due colonnine cordonate inframezzate da una fascia a motivi vegetali di notevole evidenza plastica con aggraziate teste femminili.

Questa è la spiegazione dell'architettura del convento, ovviamente il convento è molto di più, non solo mattoni uno sull'altro, ma anche l'insieme dei pellegrini che hanno potuto ammirarlo, che si sono sentiti accolti, che hanno trovato qualcosa. Il convento è molto di più.

giovedì 10 aprile 2008

Voi siete di Dio

Tutte le stelle della notte,
le nebulose le comete,
il sole sulla ragnatela,
è tutto vostro e voi siete di Dio.

Tutte le rose della vita,
il grano, i prati, i fili d’erba,
il mare, i fiumi e le montagne,
è tutto vostro e voi siete di Dio.

Tutte le musiche le danze,
i grattacieli e le astronavi,
i quadri i libri e le culture,
è tutto vostro e voi siete di Dio

Tutte le volte che perdono,
quando sorrido e quando piango,
quando mi accorgo di chi sono,
è tutto vostro e voi siete di Dio,
è tutto nostro e noi siamo di Dio.

Ci hanno detto che il Convento di Susa è chiuso, ma non chiudiamo il nostro cuore, ne lo rallentiamo....
Ci hanno detto che sembra tutto finito, ma sta scritto: "Forte come la morte è l'amore. Le grandi acque non possono spegnere l'amore ne i fiumi travolgerlo" ( Ct 8,6)
Siamo nati dal dolore per testimoniare la gioia.
Siamo nati da una " morte" per testimoniare la vita che ci è stata donata, grazie anche alla presenza dei Frati a Susa! Proprio per questo cari amici di S. francesco, chi vuole, può rispondere, nel commento, a questa pagina con la propria testimonianza ed esperienza vissuta a Susa. Per continuare a testimoniare il bene ricevuto e per " sigillare" con le parole che vengono dal cuore che NULLA E' PERDUTO!

domenica 9 marzo 2008

“…INDICAVA LA VIA DELLA SALVEZZA A CIASCUNO SECONDO LA PROPRIA CONDIZIONE.”

Oggi, siamo qui riuniti per lodare e ringraziare, con la nostra presenza, il Signore, di tutto il bene che i figli di s. Francesco hanno realizzato, in questa valle, in questa diocesi e soprattutto nella vita di ciascuno di noi e per chiedere al Signore, umilmente il loro ritorno, secondo il suo progetto.
Sono ormai molti mesi che si parla della chiusura di questa, come di altre, comunità e certamente ogni realtà è preziosa sia agli occhi del Signore che a quelli di chi la vive giorno per giorno. Non intendiamo perciò cercare di dimostrare primati di alcun genere, riproporre motivazioni storiche, ricordare progetti ed esperienze il cui valore è certo ben noto a tutti.
Oggi vorremmo cercare di esprimere ciò che la comunità francescana di Susa è stata per noi, in momenti e modi diversi, in tutti questi anni.
Per farlo non abbiamo trovato voce migliore che quella del Vangelo ( Gv, 12,1-8)
“Sei giorni prima di Pasqua Gesù venne a Betania, dov’era Lazzaro. E qui gli fecero una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria prese una libbra d’unguento di nardo di gran valore, ne unse i piedi di Gesù e glieli asciugò coi suoi capelli; tutta la casa fu piena del profumo dell’unguento.”
In questa breve scena ritroviamo una situazione familiare: un gruppo di amici si riunisce per far festa intorno all’Amico che ha cambiato la vita di ciascuno. Tutti hanno un ruolo reale e simbolico al tempo stesso: Marta onora gli ospiti servendoli, Maria lo fa con l’offerta della sua preghiera e con l’Adorazione, Lazzaro lo fa restando in compagnia degli ospiti in atteggiamento sereno e conviviale.
Questo è ciò che i francescani della comunità di Susa ci hanno offerto: una casa, un porto sicuro e tranquillo dove tornare a riflettere e riprendere le forze per affrontare la vita; un luogo dove pregare e incontrare Gesù, dove ascoltare e comprendere la Sua parola per calarla nella nostra vita; un luogo dove trovare una guida spirituale e un profondo conforto a tutte le difficoltà e i dolori a cui la vita ci ha posto davanti, in un’ottica di costate disponibilità; un luogo dove metterci, spesso solo momentaneamente, al servizio degli altri con spirito umile e rispettoso; un gruppo di amici che poco avevano in comune se non la volontà di camminare con Gesù di Nazaret .
Che si sia trattato di una solo momento di accoglienza o di un lungo cammino insieme questa comunità è stata punto di riferimento e fonte di esperienze profonde che hanno segnato la vita di tantissime persone, molte delle quali oggi sono qui.
La vita di questa comunità è stata esperienza tangibile della semplicità, della disponibilità, della fede, della perfetta letizia a cui Francesco chiama i suoi frati.
Il profumo delle esperienze di fede, delle amicizie nate e continuate, dell’incontro con Gesù vissuto qui ci accompagnerà sempre, ma ciò che vorremmo oggi, e ciò per cui preghiamo il Signore, è che questo profumo possa continuare a spandersi anche per chi passerà di qui dopo di noi.
Per questo abbiamo pregato e continueremo a pregare, fiduciosi che il Signore saprà indicarci le vie più consone a realizzare i suoi progetti su ciascuno di noi e sulla comunità dei frati

IL CANTICO DELLE CREATURE

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, l'onore ed ogni benedizione.
A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato sii mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale è la luce del giorno,e tu tramite esso ci illumini.
Ed esso è bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia Altissimo la tua importanza.
Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento,e per l'aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno, ogni tempotramite il quale alle creature dai sostentamento.
Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile,preziosa e pura.
Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte....
Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.

Sull'esempio di Francesco d'Assisi, abbiamo voluto vivere la Giornata di lode e ringraziamento del 9 marzo, con l'atteggiamento che nella Scrittura è definito: Berakah (ammirazione, lode, ringraziamento). Con questa disposizione d’animo abbiamo voluto metterci di fronte a Dio, alle cose, alle persone, a noi stessi, e agli avvenimenti.... E’ questo l’atteggiamento di san Francesco che trasuda dal Cantico di frate sole.
Possa il Povero di Assisi continuare la sua testimonianza e il suo servizio anche attraverso di noi e attraverso le parole di questo semplice blog, uno spazio, un luogo di comunione di racconti e di dialogo in spirito francescano.